Marco Ceccotti
Scritto e diretto da Marco Ceccotti
con Giordano Domenico Agrusta, Luca Di Capua, Simona Oppedisano.
Supervisione di Lucia Calamaro e Graziano Graziani.
Disegno Luci di Camila Chiozza | Costumi di Stefania Pisano
Prodotto da Consorzio Altre Produzioni Indipendenti
Con il sostegno di Teatro di Roma |Carrozzerie n.o.t | Teatro San Carlino
Fortezza Est
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Lo spettacolo
Commedia moderata sul devastante quieto vivere.
Un figlio, Luigi, ossessionato dalla morte in senso negativo, racconta finali di libri e
film a persone che sono alla fine della loro esistenza.
Un padre, pacifista emotivo, si guadagna da vivere decorando sanitari per dittatori
sanguinari.
Una madre, ironizzatrice cronica, cerca la felicità nei libri horror.
Le loro giornate sono un susseguirsi di abitudini rassicuranti, piccoli rimpianti, sogni
rimandati, traumi ricercati e insalate poco condite.
Vorrebbero odiarsi, non molto, quel tanto che basta per essere persone normali, ma è
difficile odiarsi per chi non è mai riuscito a dirsi neanche un “ti voglio bene”.
I tre vivono in uno stato di tranquillità e pace che li sta distruggendo.
Un'esistenza fondata sul non detto, sul non fatto, sul non essere abbastanza, sul non
sapersi, sul non riuscire.
Luigi non riesce a trovare una fidanzata, ad andarsene da casa e soprattutto a litigare
con i suoi genitori, perché loro non gli danno la possibilità, loro non lo contrastano,
non gli ordinano di fare e di non fare, così Luigi nella sua vita non ha mai fatto
niente.
Il papà non riesce a dire al figlio e alla mamma che ha perso il lavoro. Perché un
padre non è nulla senza il suo lavoro e a lui questo essere nulla lo terrorizza. Per il
bene della sua famiglia ha passato la vita cercando di non essere arrabbiato, non
essere cattivo, non essere preoccupato, ora vorrebbe essere, essere qualcuno, forse
meglio qualcun altro.
La mamma non riesce più a farsi ascoltare dal papà e dal figlio, i suoi consigli non
richiesti somigliano sempre più a frasi fatte. Ha molti mostri da combattere ma si
concentra sui boss di fine livello dei videogame.
Poi un giorno, arriva la guerra.
“Mio figlio grossi problemi non ne ha. La sua unica colpa è quella che hanno tutti i
figli: essere nati.
Ma chi non è nato almeno una volta nella vita”.